Tra S&P500 e Eurostoxx 50 non c’è storia
Il confronto tra il principale indice statunitense, lo S&P500, e quello che raggruppa le più importanti società europee, l’Eurostoxx 50, racconta di una netta prevalenza del primo sul secondo.
Dopo aver raggiunto un massimo annuale di circa 5.100 punti a maggio, l’Eurostoxx 50 ha subito cali significativi, in particolare durante l’estate, quando ha perso terreno a causa delle incertezze economiche legate all’inflazione e alla possibilità di ulteriori rialzi dei tassi da parte della Banca Centrale Europea. A novembre, l’indice è sceso a circa 4.700 punti, evidenziando una variazione negativa di circa il 7% rispetto ai massimi di maggio, colpito ulteriormente dall’esito delle elezioni presidenziali statunitensi.
L’S&P 500 ha mostrato una performance più resiliente rispetto all’Eurostoxx 50, supportato dalla forza dei settori tecnologico e dei servizi di comunicazione, oltre a una serie di trimestri solidi per molte grandi aziende americane. Superfluo poi ricordare la nuova spinta al rialzo impressa dai risultati elettorali del 5 novembre scorso.
Graficamente possiamo rappresentare la differente situazione dei due indici con il rapporto di forza.
Si nota come la prima parte del 2024 sia stata favorevole all’indice europeo, mentre dal maggio scorso le preoccupazioni sulla crescita economica dell’area e le aspettative di una riduzione dei tassi da parte della FED abbiano completamente invertito il quadro. Al momento è quasi impossibile intravedere un’inversione di tendenza.
Anche considerando la versione equal weight dello S&P500, ossia quella che non tiene conto della capitalizzazione delle singole società appartenenti all’indice, le considerazioni che si possono fare sono le stesse viste sopra.
Guardando al grafico di lungo periodo (tenuto conto dell’effetto cambio euro/dollaro) si osserva come il rapporto di forza sia oramai nuovamente sui massimi storici raggiunti ad inizio 2022 e che l’impostazione rialzista non è mai venuta meno dal 2010 ad oggi.